IGNAZIO BERNARDI
di Silvia Valentini



Ha voluto incontrarmi alla "Base": al bar dell'atterraggio di Brescia.

Temevo che il luogo potesse togliere intensita' al dialogo ed alla comunicazione. Ma, come ho potuto apprendere, avvicinandomi, da spettatrice curiosa e da voce narrante, al mondo del volo, quando ti trovi di fronte ad un pilota di vololibero, di qualsiasi livello e di qualsiasi scuola, senza che tu te ne accorga ti vengono somministrate, quasi per endovena, tutte quelle emozioni che lo spingono a decollare, appena possibile, da qualsiasi altura. Il desiderio di trasmettere la passione che li anima e' tale che alla fine, inevitabilmente, si viene coinvolti e attratti nel loro specialissimo e quasi immateriale modo di vedere la vita.

Così e' stato anche con Ignazio Bernardi. I suoi modi diretti, il suo fare franco e spiccio, la concretezza tipicamente bresciana non hanno saputo velare i lampi di passione che a tratti gli illuminavano gli occhi paglierini e attenti, mentre, con la memoria, ritornava nei cieli delle sue esperienze passate. E così, spesso, durante l'intervista, mentre lui descriveva i suoi voli (in deltaplano ovviamente... tutto il resto e' stare appesi o precipitare!) io ho avuto la netta sensazione di trovarmi di fronte alla reincarnazione di un' aquila o di un falco. Insomma uno di quei fantastici animali che scivolano nell'aria come per magia, fra vette scoscese e cieli tersi, dominando le correnti, planando, virando, modificando semplicemente l'inclinazione delle penne e rispondendo con muscoli ed ossa ad ogni minima vibrazione dell'aria. Una sensazione che non mi ha abbandonato neppure quando, divagando nella sfera privata, Ignazio, con orgoglio, mi ha reso partecipe del rapporto quasi ventennale, con la compagna Mariateresa, con la quale condivide la sua vita di uomo e di pilota. Legati da un giuramento di eterno amore (che, ad oggi, hanno saputo onorare), che non necessita di sigilli formali, riconoscimenti e cerimonie proprio come due aquile che si scelgono e si uniscono per tutta la vita.


foto di Ignazio Bernardi

Classe 1961, nativo di Poncarale, Ignazio ha scoperto il volo "dai" banchi di scuola. Studente dell' Istituto Pastori in Viale Bornata, infatti, scorgeva ammirato i primi delta senza stecche (detti anche standard) degli antesignani Claudio Cattivelli (il nostro Pres.), Sergio Olivari, Andy e Giancarlo Pietta che dalla Maddalena planavano lì di fronte. Un segno del destino, forse e lui l'ha colto. Ha saputo aspettare l'eta' giusta e la forza economica per potersi permettere le prime esperienze di volo ed e' stato subito amore. Una passione che condivide con il fratello Sergio anche lui apprezzato pilota.
E' in Nazionale dal 1995 e partecipa al circuito gare Nazionali e Internazionali; ha gareggiato agli Europei di Ungheria, Slovacchia, Slovenia, Austria ed ai primi World Air Games in Turchia, ai Mondiali in Australia ecc..
La sua professione ufficiale e' pero' quella di apprezzatissimo fotografo: spettacolari sono i suoi scatti in volo pubblicati su numerose riviste specializzate soprattutto straniere (collaborazioni fisse con Fly&Glide in Germania, Crosscountry in Inghilterra e Giappone, Hangliding in USA ecc.). Collabora con la ICARO 2000 (uno dei maggiori costruttori di delta al mondo), curando la promozione e il lancio pubblicitario dei prodotti. Si occupa del design di imbraghi delta per la Woody Valley di Trento e la Swedish Aerosport (leggi Mosquito). Ed e' inoltre uno stimato istruttore.

Raccontaci il tuo primo volo e la tua prima competizione
Il mio primo e' stato un biposto con Alghisi (un ragazzo di Bagnolo Mella che all'epoca faceva fare voli turistici a pagamento su Delta a motore), avevo 16 anni. Poi a 22 anni, dopo il servizio militare, ho frequentato la scuola di volo e fatto, da subito, i primi voli da solo. Nel '91 ho partecipato alla mia prima gara, ad Alpago, accompagnato da "papà" Cattivelli (sorride malizioso e dice: scrivilo, si arrabbia quando sottolineo la differenza di età). E' stato un fallimento ma mi e' servito per crescere e migliorarmi.

Quale e' stata la tua gara piu' bella?
I Mondiali in Australia nel 1999... dove ho fatto una manches di 240 kilometri! Primo ed unico italiano a raggiungere questo traguardo (merito della pochezza dei deltaplanisti italiani, hA hA).

Programmi futuri?
I Mondiali a Brasilia il prossimo anno. E l'appuntamento di Zapata dove vorrei tentare un bel volo di distanza.

Quanto voli per allenarti?
Volo tre volte alla settimana per circa tre ore a volo. Non voli tranquilli, cerco sempre di mettermi in difficoltà.

Cosa fà di uno sportivo un campione?
La volonta' di portare al limite i propri limiti. La tenacia, il perfezionismo. Ma questo a volte puo' essere anche un difetto: per me lo e' stato.

Quanto conta l'avversario nelle competizioni?
Per me, nulla. Io non sono in gara per battere qualcuno ma per superare me' stesso, per migliorarmi. Direi che questo e' un atteggiamento comune nell'ambiente del delta. Non c'e' competizione contro qualcuno. I miei avversari sono i miei piu' grandi amici. L'atteggiamento e' amichevole, tutti viviamo d'altro, non ci sono ne' business ne' fame di denaro e quindi non ci sono inimicizie e polemiche. Siamo sportivi allo stato puro.

Quale e' il tuo piu' grande rammarico in campo agonistico?
Piu' di uno. A volte ho sprecato vittorie quasi certe per errori elementari, caratteriali. Sono portato a esagerare, a rischiare, a tirare troppo e qualche volta ho pagato per questa mia inclinazione.

Chi sono i tuoi idoli?
Idoli nessuno(l'ultimo è stato a 14 anni Johnny Rotten dei Sex Pistols, hA) ma stimo molto i miei colleghi in Icaro2000 e gli amici Manfred Ruhmer (pluricampione del mondo, tre volte campione europeo detentore del record di distanza) e Cristian Cieck. A loro invidio la calma, l'equilibrio e la pazienza nel saper aspettare il momento giusto per non commettere errori nelle strategie di volo. Gareggiano per divertirsi e vincono divertendosi. Vorrei diventare così anch'io e trovare la loro stessa istintiva naturalezza. Il volo e' capacita' di percepire gli input che ti trasmette l'aria che ti circonda, saperli tradurre e reagire a questi in maniera adeguata. Io ho spesso commesso errori per la troppa impulsivita'.

Perche' il deltaplano e non altri mezzi?
Perche' il deltaplano non e' statico. Ti da forti sensazioni di velocita', di centrifugazione e di cinestesia pura. Poter quasi sfiorare la terra ad alta velocità per poi riprendere quota il tutto accompagnato dal sibilo del vento che diventa un fragore a oltre 100kmh è un esempio di quello che si può provare con questo fantastico mezzo (lode a Frencis Melvin Rogallo): tutto il resto e' stare sospesi per aria. Inoltre, a mio parere, la posizione di volo, così simile a quella degli uccelli, ti da una visione del mondo uguale a quella di DIO.

Cosa ti attrae del volo?
La solitudine, l'intimita' assoluta, il silenzio, il confrontarsi solo con se stessi, le proprie forze, i propri limiti, i propri pensieri. Ma anche gli straordinari paesaggi, l'emozione della natura. Non dimentichero' mai, ad esempio, la splendida vista, da 4800 mt., delle foreste di eucalipti in Australia. E poi quando voli pensi solo a quello che stai facendo: potrei avere qualsiasi problema ma se sono in volo penso solo a volare.

La tua compagna vola?
In biposto con me ma non ci trova nulla di particolare. Pero' si e' appassionata all'ambiente delle gare e mi segue ovunque in roulotte. Siamo un divertente circo ambulante.

Cosa ti piace lasciare di te ai tuoi allievi?
Vorrei che per loro volare diventasse la cosa piu' naturale della vita, come soddisfare bisogni primari: bere, mangiare, dormire.

Secondo te perche' ci sono poche donne pilota di delta?
Perche' richiede una fisicita' tipicamente maschile e perche' le donne forse hanno meno razionalita' in volo e piu' emotivita'.

Quale e' il tuo sito di volo preferito?
Qui a Brescia in Maddalena. Noi siamo uccelli stanziali. Se anche migriamo altrove poi torniamo sempre a casa!

Il volo non ti ha risparmiato incidenti. Hai mai avuto veramente paura?
Ricordo ancora un forte ed improvviso temporale in Turchia durante i Giochi Olimpici dell'Aria ma e' comunque difficile che perda il controllo o che provi paura in volo o durante l'emergenza. Reagisco sempre con freddezza, magari piu' tardi, scampato il pericolo mi assale la paura.

Cosa sogni per il vololibero?
Sogno che gli venga data la dignita' che merita come a tanti altri sport appassionanti; che venga ripulito dal sensazionalismo legato ai pochi (rispetto alle ore di volo praticate) incidenti e sdrammatizzato. Sogno che Spielberg faccia un grande film sul mondo del delta perche' tutti possano capire che sport merviglioso sia.

Hai un motto per la vita?
"Il tempo che non basta e' tutto quello che mi resta" per cui mi do da fare per non sprecarlo e uno dei modi che conosco per investire al meglio il mio tempo è quando stò "con la testa fra le nuvole". Inoltre mi piace pensare, come dice M.Kundera ne "L'immortalita", (il mio libro preferito) che viviamo per lasciare un segno del nostro passaggio. Non sappiamo che tipo di segno (fosse anche solamente una scia d'aria turbolenta) ma e' certo che lo lasceremo.

Il tuo, Ignazio, sara' di certo scritto nei cieli !!!
Silvia Valentini


foto di Ignazio Bernardi


 

CHIUDI